— 6 aprile 2020 17:25

BRIGHT EYES

A nove anni dall’uscita del loro ultimo album, “The People’s Key”, i BRIGHT EYES fanno ritorno sulla scena musicale con un nuovo album in uscita quest’anno via Dead Oceans.
La band guidata dal passionale e talentuoso Conor Oberst si presenta con un messaggio di “solidarietà a tutti quelli che si sentono soli, spaventati e isolati” in questi “strani giorni”.

A nove anni dall’uscita del loro ultimo album, “The People’s Key”, i BRIGHT EYES fanno ritorno sulla scena musicale con un nuovo album in uscita quest’anno via Dead Oceans.
La band, composta da Conor Oberst, Mike Mogis e Nate Walcott, ha già pubblicato il primo singolo, “Persona Non Grata”.
Riguardo al brano dichiarano: “Speriamo che vi piaccia. È stato difficile decidere qualche canzone condividere per prima perché sono tutte piuttosto diverse ma questa sembrava un bel posto da cui cominciare. E ci sono le cornamuse! Che è la prima volta per noi. Speriamo che questa cosa trovi voi e i vostri cari al sicuro e in salute”.
Dopo quasi un decennio lontani dal palcoscenico, il 2020 non è solo l’anno del ritorno discografico e dal vivo dei BRIGHT EYES, ma anche quello della ricorrenze: “Fevers And Mirrors” compie 20 anni, mentre sono 15 per “Digital Ash in a Digital Urn” e “I’m Wide Awake It’s Morning”, usciti entrambi a gennaio 2005.
Bright Eyes è il nome dietro al quale si cela il talentuoso (ex) enfant prodige Conor Oberst, fenomeno dell’indie-rock americano. Partito dalla consueta gavetta underground in uno scantinato di Omaha nel 1995, timido e sfrontato al contempo, l’efebico golden boy ha scalato in fretta i gradini del successo, fino ad arrivare persino a espugnare la vetta delle classifiche di Billboard. Dalle prime registrazioni fino ad oggi, la musica dei Bright Eyes ha sempre cercato di svelare i grovigli del dissenso, sia personale sia politico, sia esterno sia interno.
Tutto ha inizio a Omaha, la città più popolosa del Nebraska, dove nasce l’etichetta Saddle Creek, cresce, si sviluppa, gira il mondo e crea un culto. E Conor Oberst è il suo fare abbagliante: insolente e passionale atipica folkstar, sfrenato e incredibilmente attraente, talentuoso, sapendo di esserlo.
Tanti a quattordici anni sognano di formare un gruppo, ma pochi ci riescono compiutamente. Lui forma i Commander Venus, scrive il primo capitolo di un romanzo che l’anno prima aveva avuto il suo prologo e registra il suo primo demo tape sul quattro piste del padre. Nel 1997, per Saddle Creek esce A Collection Of Songs Written And Recorded 1995-1997, che inizialmente doveva essere a suo nome, ma la timidezza conduce alla sigla Bright Eyes, e per chi ancora non ne aveva sentito parlare è l’alba: s’intravede un ragazzo che vuole, con la musica, “comprendere il mondo e sé stesso”.
C’è tanta incertezza quanto immenso sentimentalismo in quei brani,
e diventerà un punto fermo del suo stile.
Nel 1998 esce il primo vero album Letting Off The Happiness, ed è la premessa alclamore successivo.
Negli ambienti indipendenti americani diventa un caso e il suo nome, grazie a Wichita Rec, gira anche in Europa. E’ un disco compiuto, in cui l’autoindulgenza diventa un marchio di fabbrica che non scandalizza chi lo ama, perché parte integrante di un personaggio atipico. I sussurri superano le grida, ma è il sottile filo di disperazione, sempre sul punto di spezzarsi, a rendere l’impulsività un’arte da mostrare al mondo.
E’ l’incipit del capolavoro, quel Fevers And Mirrors (2000) che, in copertina, ha uno specchio in cui è riflesso un vuoto malessere esistenziale: l’angoscia diventa consolazione, transitando per una disperazione ribelle, storie d’amore, tradimenti e anime spezzate, racconti per cuori persi, delicati nell’approccio e grezzi nell’urlare addio, lacrime cantate.
Passa poco meno di anno e il Nostro torna in circolazione con nuova musica griffata Bright Eyes prima con Oh Holy Fools e a pochi mesi di distanza Lifted Or The Story Is In The Soil, Keep Your Ear To The Ground: il connubio fra giovinezza e maturità.
Nel 2004 arriva il duetto con i Neva Dinova, One Jug Of Wine, Two Vessels (Crank!), ma soprattutto il “Vote For Change Tour” con Bruce Springsteen e i REM, in previsione della sfida elettorale fra Bush e Kerry. I concerti non porteranno alla vittoria democratica, ma i singoli “Lua” e “Take It Easy”, che anticipano il doppio album del gennaio successivo I’m Wide Awake, It’s Morning (uno acustico, l’altro elettronico), arrivano in vetta alle classifiche di Billboard confermando tutte le caratteristiche sin qui espresse e che ben rappresentano la sua anima, quella fatta di canzoni realizzate con straordinaria naturalezza e puntuali nel completarsi a vicenda. L’album, pubblicato tra la presidenza Bush e la guerra in Iraq, è anche un’aspra critica agli ideali statunitensi. Nella title track e in tutto l’album, Oberst canta della conta dei corpi sui giornali, delle guerre televisive e della fossa senza fondo dell’avidità americana. L’urgenza dell’album persiste anche oggi a 15 anni dalla sua uscita tanto meritandosi un posto tra i grandi album contro la guerra.
Senza alcun limite, il ventiquattrenne di Omaha continua a inondare il mondo di un talento non riscontrabile in altri personaggi con i successivi Digital Ash In A Digital Urn, e Cassadaga (2007) nei quali prosegue l’evoluzione verso lidi sempre meno di nicchia e ricchi di ispirazione.
Dopo alcuni anni nei quali Oberst si spoglia del moniker Bright Eyes e dopo la partecipazione al supergruppo Monsters Of Folk nel 2009, il ritorno di Oberst a Bright Eyes è attesissimo da fan e critica, e nel 2011 esce The People’s Key, album che indica un cambio di rotta e un arricchimento nella musica di Oberst, che prende le distanze dal folk caldo e ruvido degli ultimi lavori per tornare ad abbracciare un pop contaminato di elettronica. Una metamorfosi che sa di reazione ad anni di imbrigliamento in un ambito,
quello folk, che forse stava stretto al genio di Oberst.
“Sono come uno che vorrebbe essere un camaleonte ma non ci riesce”, riflette Oberst. “Sono sempre piuttosto riconoscibile, anche quando penso di avere indossato qualche costume. Ma mi piace lo stesso mettermi dei costumi”. Ancora una volta, è proprio la riconoscibilità la forza di Oberst.
L’uscita di “The People’s Key”, il nono e ultimo album di Bright Eyes, inaugura una pausa non uf ficiale per l’amato progetto. Ma prima o poi Conor doveva provare a lasciar perdere i costumi. Essere sé stessi, a volte, è la via più facile per ritrovarsi.
Da allora, il lavoro di Conor Oberst, Mike Mogis e Nate Walcott non si è mai arrestato.
Mogis ha collaborato con i First Aid Kit e con She & Him (per gli album “Volume One” e “Volume Two”) e, insieme a Walcott, ha realizzato la colonna sonora di “The Fault in Our Stars”, “Stuck in Love” e “Lovely Still”.
Walcott ha collaborato con Mavis Staples, First Aid Kit, M. Ward, U2, Jeff Parker, e ha partecipato al tour mondiale dei Red Hot Chili Peppers.
Oberst, con quasi 30 anni di prolifica carriera musicale alle spalle, ha trascorso l’ultimo decennio in modo altrettanto produttivo. In tre anni ha pubblicato tre album solisti: “Salutations” (2017), “Ruminations” (2016) e “Upside Down Mountain” (2014), oltre a collaborare con i First Aid Kit, Phoebe Bridgers e Alt-J. La sua band punk, i Desaparecidos, è riemersa da una pausa di 13 anni nel 2015 con la pubblicazione del LP
“Payola”.
Agli inizi del 2019, Oberst e Phoebe Bridgers hanno debuttato con la loro nuova band, i Better Oblivion Community Center, pubblicando digitalmente il loro omonimo LP di debutto acclamato dalla critica.
I brani dei Bright Eyes sono presenti in moltissimi film, programmi TV e sono stati reinterpretati da moltissimi artisti: Mac Miller si è cimentato nelle cover di “Lua” e di “First Day of My Life”, Lorde in quella di “Ladder Song “, penultima traccia di “The People’s Key”, i Killers in “Four Winds”, Lil Peep ha compionato “Something Vague” per il suo singolo “Worlds Away”.
Il catalogo dei Bright Eyes è ampio e vario per genere, sound e conta innumerevoli collaborazioni musicali. Il loro successo deriva dalla capacità di trasformare una profonda intimità in qualcosa di universale.
Dopo dieci anni di silenzio, Bright Eyes torna con il singolo Persona Non Grata firmato Dead Oceans che anticipa l’abum nuovo in uscita per il 2020, intitolato No Matter What.
L’uscita è accompagnata da una lettera di Conor Oberst e soci, che si apre con un messaggio di “solidarietà a tutti quelli che si sentono soli, spaventati e isolati” in questi “strani giorni”.
Oberst, Mogis e Walcott sono pronti a tornare come Bright Eyes, un atteso antidoto
per questi tempi difficili.

BRIGHT EYES: www.thisisbrighteyes.com | www.facebook.com/BrightEyes | www.instagram.com/brighteyesofficial | www.twitter.com/brighteyesband

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