— 15 marzo 2018 11:56

SEE OF BEES

“Per quanto io ami Wilco,” dice la donna che si fa chiamare Sea Of Bees, “non volevo scrivere un’altra ‘I Am Trying To Break Your Heart’.”

Julie Ann Baenziger – tutti la chiamano Jules – si riferisce al suo nuovo, splendido album, dal distintivo e intrigante titolo: Orangefarben. Si tratta di un classico album di rottura, che disobbedisce alle normali regole di rottura, dove rientrare in contatto con la vita è un’esperienza singolarmente forte e sdolcinata. Nonostante descriva la sua prima relazione dichiarando pubblicamente l’amore per un’altra donna, non c’è nessun compiacimento nell’autocommiserazione, in parole o in musica.

Aspettatevi meravigliose dichiarazioni d’amore e un viaggio alla scoperta di sé, ma anche un malinconico rammarico per la perdita di un amore. Aspettatevi belle canzoni, tanto coraggiose quanto intime e delicate, radicate nei tre colori primari di chitarra, basso e batteria, ma con l’aggiunta di marimba e archi.
Dal delizioso ottimismo di “Girl” al mistero di “Smile”, dalla passione scura di “Alien” all’ambient e tranquillo “Grew”, l’album si accosta tranquillamente alle sue influenze primarie (Bright Eyes, Sigur Rós, Joanna Newsom, Sunny Day Real Estate frontman Jeremy Enigk). Che la stessa Jules Baenziger (si pronuncia ‘Ben-zigger’) fosse altrettanto speciale era evidente dal suo primo lancio, Bee Eee Pee del 2009, una raccolta di cinque brani che brillava come una scintilla inquieta e fragile così come la sua voce da brivido, che trasmette una perfetta miscela di innocenza ed esperienza.
E’ cresciuta a Roseville, un sobborgo conservatore di Sacramento, California, in una famiglia religiosa, nella quale il rock’n'roll era ritenuto non adatto a meno che non fosse rock cristiano. Jules si ricorda di essere stata attratta dai Radiohead e dai Nirvana.

La sua prima cotta vera e propria – senza contare la sua prima insegnante Mrs Bell – fu per una ragazza di 16 anni membro della chiesa che amava la musica e il canto, il che portò Jules in quello che lei chiamava “il mio nascondiglio della sicurezza.” Il primo tentativo di Jules di scrivere una canzone, considerando la sua cotta, è stato “In My Corner” (“find me in a corner, thinking about you “). Ma, come cantava Morrissey, la natura troverà la sua strada. “I finally felt, fuck it, I don’t care, I will rebel! All I wanted was to be happy and to play music.” Appena ventenne, Jules si spostò a Sacramento centro città, condividendo una casa con un ragazzo di 19 anni con grandi ambizioni da produttore conosciuto on-line.
“Ci piaceva fare feste per tutta la notte e nessuno si preoccupava di quanto ci devastassimo!” dichiara. “Non mi sono mai sentita così libera. Ho conosciuto chi ero veramente.”

Jules suonava il basso ad una sola corda (che aveva per caso a casa dei suoi genitori prima di prendere una chitarra a quattro corde) nella punk band Find Me Fighting Them, e continuava a scrivere le sue canzoni. Un giorno, John Baccigaluppi, che gestiva gli Hangar Studios (ora produttore di Jules, manager e migliore amico), la sentì suonare e le offrì la possibilità di registrare. Dopo una breve lezione di Pro-Tools, fu sorpreso di scoprire che Jules era riuscita da sola a completare cinque brani, incluse le sovraincisioni. Questo quintetto divenne Bee Eee Pee mentre il nome della band arrivò durante uno dei suoi spettacoli dal vivo.

“La gente non riusciva a pronunciare il mio cognome, così mi conoscevano come Julie B, e ad uno spettacolo, ho annunciato ‘Hi, I am the Sea of Bees!’ Mi è uscito così. ” Di fronte a Bee Eee Pee, la stimata etichetta Heavenly scritturò Sea Of Bees per il Regno Unito e ingaggiò Jules per la registrazione di un album di debutto, prodotto da Baccigaluppi. Lo intitolò Songs For The Ravens : “Ho avuto un buon anno per iniziare a crescere, ma ero ancora piuttosto solitaria”, dichiara. “Volevo amare qualcuno. Credo di essere una vera romantica senza speranza “.

Prima che l’album fosse pubblicato, ebbe una possibilità. Mentre lavorava come barista in un caffè, un giorno Julie notò una ragazza che la fissava, “un dolce sorriso. Un sorriso che nessuna ragazza mi aveva mai rivolto. Sapevo che c’era qualcosa di diverso in lei, e mi ritrovai disposta a mettere tutta me stessa in gioco. Lei mi ha liberato. ” Jules chiamò Orangefarben la sua fidanzata, ‘color d’arancia’ in tedesco. “Durante la nostra prima passeggiata, ho comprato una mela e lei un’arancia e, mentre camminavo, cercavo di sbucciare l’arancia sporcandomi tutta… E’ un dolce ricordo.”

Songs For The Ravens è uscito nel giugno 2010, con recensioni entusiaste con una raccomandazione particolare di Jason Lytle (Grandaddy, Admiral Radley): “Io non sono del tutto sicuro del perché amo così tanto questo album… quello su cui non posso puntare il dito è la misteriosa, meravigliosa e coinvolgente qualità di questo album nel suo complesso,” disse, mentre il frontman dei Decemberists Colin Meloy lo inseriva nella Top Five del 2010. Seguirono tour con artisti del calibro di John Grant, Smoke Fairies, Calexico e Vetiver e esibizioni in una serie di festival nel Regno Unito, ma alla fine Jules e la sua Orangefarben scoprirono di essere dirette in direzioni diverse.

Registrato con John Baccigaluppi tra agosto e ottobre 2011, Orangefarben contiene dieci tracce più una cover di John Denver “Leaving On A Plane Jet”, che Julie avrebbe cantato per la sua Orangefarben (e, prima ancora, il fratello maggiore di Julie avrebbe cantato per la sua ragazza). “L’ultimo album era più di un organico, “whatever-I-felt like record”, non sapevo nemmeno se le canzoni stavano bene insieme. Questa volta, ho voluto la semplicità del suono in modo che le parole potessero uscire.” Per sottolineare l’unicità del suono, Jules suona molti strumenti, come ha fatto in Ravens – chitarre, basso, tastiere e tutto ciò su cui poteva mettere le mani, tra cui la batteria. La semplicità si riversa nelle canzoni, che hanno il titolo formato da una sola parola e un appello diretto al cuore. Abbracciando ricordi e metafore, ogni traccia è una parte della storia.

“Broke” apre l’album e descrive l’incontro con la sua Orangefarben. “Girl”, ricorda il giorno in cui Jules portò la sua amica nel suo rifugio segreto di Sacramento. In “Give” si immagina Orangefarben come una creatura del mare – “and then I come along, stuck in the belly of a whale, this religion, and she pulls me out and up to the surface to breathe. But an ocean can be raging and it can be smooth. Good and bad.”
La canzone chiave dell’album, afferma Julie, è “Take” – “You don’t have to know, just be the way you want to feel / you can make your world, what you want it to be.” “I wrote it for her, saying, it won’t be easy, but you can make your world what you want, you can hang out with the people you want to.” Se Orangefarben non ha esattamente un lieto fine, documenta però la rottura di un legame per la libertà; per sperimentare la vita come l’avete sempre sognata.
“Looking back,” Jules azzarda, “I wish I’d been able to be there for myself, to leave the church and to come out earlier, but at least I survived. And all that only makes you stronger. I kept believing that there was something more out there. That I could accomplish whatever I wanted. A place of happiness. I think I’m getting there.”

www.seaofbees.com

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